“Per quanto riguarda l’Europa, i francesi sono nostri cugini, è come se scoprissimo in famiglia una persona che ha una malattia, non dobbiamo spaventarci. L’OMS ci dice che non ci sono le condizioni per adottare delle misure di emergenza ma in un modo globalizzato, dobbiamo essere allertati e continuare il monitoraggio, come stiamo facendo ma assolutamente in Italia non ci sono preoccupazioni, ho sentito vari ospedali pediatrici, a partire da quelli di Roma, dove abbiamo al momento zero casi di polmonite. Assolutamente il monitoraggio, assolutamente allertati, ma nessuna preoccupazione”.
Così Francesco Vaia, direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, intervenuto a SkyTg24 in merito ai casi di polmoniti pediatriche in Cina e registrate anche in Francia.
Inoltre, Gianni Rezza, ex direttore della Prevenzione al ministero della Salute, ora professore straordinario di Igiene all’Università San Raffaele di Milano in un’intervista a La Stampa, ha spiegato: “In merito all’ondata di polmoniti che si sta verificando in Cina. Diciamo subito che dopo quanto accaduto con il Covid vorremmo avere dalla Cina dati più dettagliati. Premesso ciò, in base alle informazioni che abbiamo l’allarme non c’è perché parliamo di un batterio, il Mycoplasma pneumoniae, che è sempre circolato anche da noi e che genera quelle che noi chiamiamo ‘walking pneuomonia’, la polmonite che passeggia, perché raramente porta al ricovero. E poi se ci fosse un batterio o un virus nuovo si ammalerebbero tutti, invece vediamo che le polmoniti si stanno diffondendo soprattutto tra i bambini”.
Rezza giudica “plausibile” la spiegazione che giunge da Pechino “ossia che la maggiore circolazione di questo batterio sia dovuta al fatto che i più piccoli sono venuti su senza mai incontrarlo, diventando così suscettibili a contrarre le infezioni”.
E per quanto riguarda l’Italia “un aumento delle polmoniti, così come di bronchioliti da virus sinciziale tra i più piccoli, è possibile che si verifichi anche da noi. Anche se credo in misura minore, perché in Italia le misure di isolamento sono finite prima ed erano comunque meno rigide”.
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