Il punto di cui parliamo è chiamato “punto sovrascritto“, un segno diacritico dell’alfabeto latino. Sulla “i”, e anche sulla “j”, tuttavia, non viene utilizzato come sulle altre lettere accompagnate da un segno diacritico. All’epoca in cui il punto sulla lettera “i” non esisteva, i monaci copisti facevano errori. Si utilizzava la scrittura gotica, con le aste. Queste sono estensioni delle lettere e potevano essere inferiori o superiori. C’erano anche lettere con aste corte, come la “m”, particolarmente difficili da distinguere dalla “i”. Inoltre, si trovavano spesso due “i” una accanto all’altra, che assomigliavano a una “u”. Diverse lettere dell’alfabeto venivano confuse con la “i”, che era solo un semplice bastoncino. Per rimediare a questo problema, è stato aggiunto un punto sul tratto, diventando la lettera che conosciamo oggi.
Quando la “i” era un semplice tratto?
La “i” era un piccolo bastoncino verticale, in minuscolo o in maiuscolo, fino al Medioevo, quando si vede apparire per la prima volta un tratto obliquo sopra la lettera, che assomiglia a un accento acuto. Il suo uso diventa comune dal XII secolo, poi il punto sostituisce questo tratto alla fine del periodo medievale. Con l’invenzione della stampa, nel XV secolo, viene completamente adottato nella scrittura delle lingue europee. Il punto sulla lettera “i” ha impiegato diversi secoli per imporsi come norma tipografica. E se anche la “j” si vede ornata da un punto, è stato prima necessario distinguere la “i” dalla “j”, che in origine non erano due lettere veramente diverse.
Perché e quando si dice “mettere i puntini sulle i”?
Esiste una nota espressione italiana: “mettere i punti sulle i”. Significa chiarire una situazione ambigua. Si dice anche “mettere le cose in chiaro”. L’origine dell’espressione deriva direttamente dal fatto che la lettera “i” aveva bisogno di un punto affinché i testi fossero più leggibili! Sarebbe apparsa nel XVII secolo.
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