Nell’Antica Roma, l’igiene orale rappresentava una priorità per i cittadini, in particolare per le classi più abbienti, che vedevano nei denti bianchi un simbolo di bellezza e status sociale. Una pratica diffusa, anche se sorprendente per gli standard moderni, consisteva nell’utilizzare l’urina per sbiancare i denti. I romani, noti per il loro ingegno e per l’attenzione alla cura del corpo, consideravano questo metodo efficace e accessibile.
Le proprietà sbiancanti dell’urina
L’urina, in particolare quella umana, contiene ammoniaca, una sostanza con proprietà sbiancanti. I romani ne riconoscevano l’efficacia e la utilizzavano come una sorta di collutorio naturale. Sciacquavano la bocca con l’urina per rimuovere macchie dai denti e ottenere un sorriso più luminoso. Fonti storiche, come gli scritti di Catullo, poeta romano del I secolo a.C., confermano questa pratica. Nel suo poema 39, Catullo deride un personaggio chiamato Egnazio, noto per il suo sorriso brillante, e scrive: “Egnazio, che ha i denti bianchi, ride ovunque vada… usa l’urina per lavarsi i denti”. Questo riferimento letterario dimostra quanto l’uso dell’urina fosse comune e persino motivo di scherno tra i romani.
L’urina come merce: il commercio con il Portogallo
L’urina non proveniva solo dai romani stessi. Una varietà particolarmente apprezzata arrivava dal Portogallo, allora parte dell’Impero Romano sotto il nome di Lusitania. I romani importavano l’urina portoghese, che ritenevano più efficace per le sue presunte proprietà superiori. Questo commercio, documentato da autori come Plinio il Vecchio nella sua “Naturalis Historia”, evidenzia l’importanza dell’igiene orale nella società romana. Plinio descrive l’urina come un ingrediente fondamentale non solo per sbiancare i denti, ma anche per altri usi, come la concia delle pelli e la pulizia dei tessuti. Il trasporto avveniva in anfore, e l’urina veniva venduta a prezzi elevati, segno della sua domanda sul mercato.
Il contesto storico: l’importanza della bellezza
Nell’Antica Roma, la bellezza fisica rivestiva un ruolo centrale. I romani associavano i denti bianchi a salute, giovinezza e prestigio sociale. Le classi patrizie, in particolare, investivano molto nella cura del corpo, frequentando terme e utilizzando cosmetici. Lo sbiancamento dei denti con l’urina si inseriva in un più ampio sistema di pratiche igieniche che includevano l’uso di bastoncini di legno come spazzolini e miscele di erbe per rinfrescare l’alito. Tuttavia, non tutti i romani avevano accesso a questi rimedi: gli schiavi e le classi più povere spesso si limitavano a metodi più semplici, come strofinare i denti con panni ruvidi.

I rischi di una pratica antica
Sebbene i romani considerassero l’urina un rimedio valido, questa pratica comportava rischi. L’ammoniaca, pur avendo proprietà sbiancanti, risulta corrosiva per lo smalto dei denti se usata in modo eccessivo. Inoltre, l’urina non veniva sterilizzata, esponendo gli utenti a infezioni batteriche. Gli storici sottolineano che i romani non possedevano conoscenze scientifiche moderne sull’igiene orale. La loro medicina, influenzata da credenze popolari e tradizioni, spesso mescolava rimedi efficaci a pratiche potenzialmente dannose. Nonostante ciò, l’attenzione all’igiene orale dimostra quanto i romani fossero avanti rispetto ad altre civiltà dell’epoca.
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