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Gli elefanti africani rinunciano alle zanne: la sorprendente evoluzione contro i bracconieri

di SapereOra
31 Marzo 2025
in Animali e Natura, Scienza & Tecnologia
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Gli elefanti africani rinunciano alle zanne: la sorprendente evoluzione contro i bracconieri

Negli ultimi decenni, un fenomeno sorprendente ha catturato l’attenzione di biologi e ambientalisti: gli elefanti africani stanno evolvendo per nascere senza zanne, una caratteristica che per secoli ha definito la loro identità. Questo cambiamento genetico non è casuale, ma una risposta diretta alla pressione esercitata dal bracconaggio, che ha decimato le popolazioni di elefanti in Africa per il commercio illegale di avorio. Secondo studi recenti, in alcune aree del continente, come il Mozambico e la Tanzania, la percentuale di elefanti femmine nate senza zanne è aumentata in modo significativo, passando dal 2-4% storico a oltre il 30% in poche generazioni.

Questo adattamento, pur essendo una strategia di sopravvivenza, solleva interrogativi profondi sul futuro di questi maestosi animali e sull’impatto dell’uomo sull’ecosistema.

Le cause

Il bracconaggio è la principale causa di questa trasformazione genetica. Gli elefanti con zanne grandi e robuste sono stati i bersagli preferiti dei cacciatori illegali, spinti dalla domanda globale di avorio, un materiale prezioso utilizzato per gioielli, decorazioni e oggetti di lusso. Secondo il WWF, ogni anno vengono uccisi circa 20.000 elefanti africani per le loro zanne, un ritmo insostenibile che ha ridotto la popolazione totale a meno di 415.000 individui, rispetto ai milioni che popolavano il continente un secolo fa.

In aree come il Parco Nazionale di Gorongosa, in Mozambico, la guerra civile tra il 1977 e il 1992 ha aggravato il problema: i bracconieri, spesso armati dai conflitti, hanno sterminato il 90% degli elefanti del parco per finanziare le milizie con il commercio di avorio. In questo contesto, gli elefanti senza zanne avevano un vantaggio evolutivo: non essendo obiettivi di valore per i cacciatori, avevano maggiori probabilità di sopravvivere e riprodursi, trasmettendo il gene della “senza zanne” alle generazioni successive.

Shane Campbell-Staton, biologo evolutivo della Princeton University, ha studiato questo fenomeno e ha dichiarato: “La selezione naturale sta agendo in tempo reale sotto i nostri occhi. Gli elefanti senza zanne sono il risultato di una pressione selettiva estrema causata dall’uomo”. La sua ricerca, pubblicata su Science, ha identificato mutazioni genetiche specifiche legate all’assenza di zanne, in particolare nei cromosomi X delle femmine, che sembrano essere più colpite da questo cambiamento rispetto ai maschi.

Le conseguenze

L’evoluzione degli elefanti africani senza zanne è un esempio straordinario di adattamento, ma porta con sé conseguenze complesse per la specie e per l’ecosistema. Le zanne non sono solo un simbolo estetico: sono strumenti fondamentali per la sopravvivenza degli elefanti. Questi giganti le usano per scavare in cerca di acqua durante la stagione secca, per abbattere alberi e accedere a cibo, e per difendersi dai predatori o competere per il territorio. Senza zanne, gli elefanti potrebbero incontrare difficoltà nel soddisfare i loro bisogni primari, con un impatto a lungo termine sulla loro salute e sul loro comportamento sociale.

Inoltre, gli elefanti giocano un ruolo cruciale negli ecosistemi africani. Conosciuti come “ingegneri dell’ecosistema”, contribuiscono alla dispersione dei semi e alla creazione di sentieri che altre specie utilizzano. Un cambiamento nella loro fisiologia potrebbe alterare questi equilibri, con effetti a cascata su flora e fauna. Ad esempio, in alcune aree del Kenya, la riduzione degli elefanti ha portato a una crescita incontrollata di arbusti, riducendo la disponibilità di pascoli per altre specie erbivore.

Dal punto di vista genetico, l’aumento della popolazione senza zanne potrebbe ridurre la diversità genetica della specie, rendendola più vulnerabile a malattie o cambiamenti ambientali. “Stiamo assistendo a una perdita di variabilità genetica che potrebbe compromettere la resilienza degli elefanti africani nel lungo periodo”, ha avvertito Joyce Poole, co-fondatrice di ElephantVoices, un’organizzazione dedicata alla conservazione degli elefanti.

Il ruolo dell’uomo

La soluzione a questa crisi non può che passare attraverso un’azione globale contro il bracconaggio e il commercio di avorio. Negli ultimi anni, alcuni passi avanti sono stati fatti: nel 2016, la Cina, il più grande mercato mondiale per l’avorio, ha vietato il commercio interno di questo materiale, una mossa che ha ridotto la domanda. Tuttavia, il mercato nero continua a prosperare in altre regioni, come il Sud-est asiatico, dove l’avorio è ancora considerato un simbolo di status.

Le organizzazioni internazionali, come il CITES (Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate), stanno lavorando per rafforzare i controlli e le sanzioni contro il traffico di avorio. Sul campo, ranger e guardie forestali rischiano la vita per proteggere gli elefanti: nel 2023, oltre 150 ranger sono stati uccisi in Africa durante operazioni anti-bracconaggio, secondo l’International Ranger Federation.

Anche la tecnologia sta giocando un ruolo chiave. Droni, telecamere a infrarossi e sistemi di tracciamento GPS vengono utilizzati per monitorare le popolazioni di elefanti e individuare i bracconieri in tempo reale. In Tanzania, ad esempio, il progetto “Resolve” ha introdotto un sistema di intelligenza artificiale chiamato TrailGuard AI, che ha ridotto gli episodi di bracconaggio del 40% in alcune aree protette.

Cosa possiamo fare

La lotta per salvare gli elefanti africani non è solo una questione di conservazione, ma un dovere morale verso una specie che ha subito le conseguenze delle azioni umane. Ecco alcune azioni concrete che governi, organizzazioni e cittadini possono intraprendere:

  • Sensibilizzazione: Educare le comunità locali e globali sull’importanza degli elefanti e sui danni del commercio di avorio. Campagne come quelle di WWF e Save the Elephants hanno già raggiunto milioni di persone.
  • Sostegno economico: Finanziare progetti di conservazione e supportare le comunità locali che vivono vicino agli habitat degli elefanti, offrendo alternative economiche al bracconaggio, come il turismo sostenibile.
  • Pressione politica: Chiedere ai governi di rafforzare le leggi contro il traffico di avorio e di investire in programmi di protezione della fauna selvatica.

Come cittadini, possiamo fare la differenza scegliendo di non acquistare prodotti in avorio e supportando organizzazioni che lavorano per la conservazione degli elefanti. Ogni piccolo gesto conta per garantire che le future generazioni possano ammirare questi giganti della savana nella loro forma più autentica, zanne comprese.

Tag: avoriobiodiversitàbracconaggioCITESConservazioneecosistemaelefantielefanti africanievoluzioneMozambicoTanzaniaWWF
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