Quando un cane può essere considerato “anziano”? La risposta non è mai stata semplice e ha spesso generato dibattiti tra esperti e proprietari. Tuttavia, un recente studio dell’Università di Liverpool ha offerto una risposta scientifica a questa domanda, fornendo dati chiari basati su un ampio campione di analisi veterinarie. Secondo lo studio, l’età media in cui un cane entra nella fase di anzianità è di 7,25 anni, ossia 7 anni e 3 mesi.
Questi risultati sono stati ottenuti grazie all’analisi di oltre 1.000 visite veterinarie e alla selezione di 832 cani definiti anziani dai loro veterinari. La ricerca ha stabilito che nel 95% dei casi, l’ingresso nella vecchiaia si colloca intorno ai 7,25 anni. Il dato medio complessivo, invece, è risultato pari a 12,5 anni, evidenziando una grande variabilità tra le diverse razze.
La variabilità tra le razze
Uno degli elementi più significativi emersi dallo studio è la variabilità tra razze canine. Non esiste, infatti, un’età universale che possa definire la “vecchiaia” di un cane, poiché entrano in gioco fattori genetici e di salute individuale. Ad esempio:
- Jack Russell Terrier: diventano anziani mediamente a 14,1 anni, tra i più longevi.
- Cocker Spaniel: raggiungono l’età anziana a 11,7 anni, molto prima rispetto ad altre razze.
- Meticci: in media diventano anziani a 13,2 anni.
- Labrador Retriever: entrano nella fase anziana intorno ai 12,1 anni.
Questi dati suggeriscono che, mentre la razza gioca un ruolo determinante, la salute generale del cane rimane il fattore più importante per stabilire l’età di ingresso nella vecchiaia.
Problemi di salute comuni nei cani anziani
Con l’avanzare dell’età, i cani diventano più vulnerabili a una serie di patologie tipiche. Lo studio ha identificato le problematiche più frequenti nei cani anziani:
- Malattie dentali: particolarmente comuni nei Cocker Spaniel, tendono a peggiorare con l’età se non trattate tempestivamente.
- Problemi muscoloscheletrici: i Labrador Retriever e i Border Collie risultano più predisposti a soffrire di queste condizioni, spesso causate da artriti o usura articolare.
- Obesità: l’aumento di peso è un problema diffuso nei cani meno attivi, con ripercussioni sulla loro salute generale.
- Disturbi digestivi: frequenti nelle razze con maggiore sensibilità alimentare.
Queste patologie, se trascurate, possono influenzare notevolmente la qualità della vita di un cane anziano, rendendo fondamentale la prevenzione e la gestione tempestiva dei sintomi.
Segnali di invecchiamento: cosa osservare
I proprietari di cani devono imparare a riconoscere i segnali di invecchiamento per garantire cure adeguate. I sintomi più comuni includono:
- Riduzione dell’attività fisica: il cane si stanca più facilmente e mostra minore interesse per il gioco.
- Difficoltà nei movimenti: rigidità articolare o zoppia, segni di problemi muscoloscheletrici.
- Cambiamenti dentali: alitosi, gengive infiammate o perdita dei denti.
- Aumento di peso: spesso causato da una riduzione del metabolismo e dell’attività fisica.
La consulenza veterinaria regolare è cruciale per identificare questi segnali e intervenire tempestivamente.
L’importanza della prevenzione e dell’alimentazione
Secondo i ricercatori, l’educazione preventiva è fondamentale per garantire una vita lunga e sana ai cani anziani. “La chiave è conoscere le caratteristiche delle razze e monitorare i segnali di invecchiamento”, spiegano gli esperti. Una delle principali raccomandazioni è seguire un piano nutrizionale equilibrato, formulato specificamente per i cani anziani.
Un’alimentazione adatta deve:
- Favorire un peso ottimale, riducendo il rischio di obesità.
- Supportare le articolazioni con l’integrazione di glucosamina e condroitina.
- Migliorare la digestione con cibi ricchi di fibre.
La dieta può fare una differenza significativa nella gestione delle problematiche associate alla vecchiaia.
Un modello per la cura dei cani in età avanzata
Lo studio dell’Università di Liverpool ha dimostrato che affrontare l’invecchiamento con una gestione consapevole può migliorare notevolmente la qualità della vita dei cani anziani. Ciò include visite veterinarie regolari, esercizio fisico moderato e un monitoraggio costante dei cambiamenti comportamentali.
Ad esempio, nei cani più anziani, è consigliabile introdurre attività fisica a basso impatto come passeggiate lente o nuoto, per mantenere in salute le articolazioni e stimolare la mente.
Perché questa ricerca è importante anche per l’Italia
L’iniziativa dell’Università di Liverpool dovrebbe essere uno spunto di riflessione anche per l’Italia, dove il numero di cani domestici continua a crescere. Secondo i dati ENPA, ci sono oltre 7 milioni di cani nelle famiglie italiane, molti dei quali entreranno inevitabilmente nella fase di anzianità.
Adottare un approccio preventivo, come quello suggerito dalla ricerca britannica, è fondamentale per migliorare il benessere degli animali domestici. L’Italia, inoltre, potrebbe investire di più in campagne di sensibilizzazione sulla salute degli animali anziani, educando i proprietari a riconoscere i segnali di invecchiamento e ad agire tempestivamente.
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