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Musica ad alto volume e declino cognitivo: i dati che spaventano

Un volume troppo alto può danneggiare capacità cognitive e memoria. Scopriamo perché abbassare il volume fa bene anche al cervello.

di SapereOra
22 Giugno 2025
in Salute
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Musica ad alto volume e declino cognitivo: i dati che spaventano

Lo sapevi che ascoltare musica ad alto volume per ore danneggia non solo l’udito, ma anche le funzioni mentali? Studi scientifici confermano che il cervello sottoposto a forti rumori perde efficienza nella memoria e nell’attenzione. E non solo: la perdita uditiva può raddoppiare il rischio di demenza, mentre la sordità grave lo innalza fino a cinque volte.

Perché il volume alto indebolisce il cervello

Ascoltare musica a volume elevato significa esporre il cervello a pressioni sonore intense. Questo stress acustico risulta nocivo nel tempo: la capacità della mente di elaborare informazioni diminuisce, la memoria traballa, la concentrazione vacilla. Inoltre, l’isolamento da suoni naturali rinforza il calo cognitivo.

Sapevi che…?

  • Una ricerca su oltre 600 persone over‑60 ha rivelato che anche una perdita uditiva lieve può raddoppiare il rischio di demenza; con perdita grave, il rischio sale a cinque volte rispetto a chi sente normalment.
  • L’Organizzazione Mondiale della Sanità segnala che metà dei casi di demenza da prevenire riguarda quelli dovuti a problemi uditivi.

La prova che non è solo teoria

Nel 2025, Hearology ha analizzato un campione di 600 adulti per 12 anni:

  • con ipoacusia lieve, il rischio di demenza era doppio;
  • con ipoacusia moderata, triplo;
  • con ipoacusia grave, il rischio quintuplicava.

Un altro studio danese su oltre 570.000 adulti ha osservato che chi portava apparecchi acustici aveva un rischio inferiore (HR 1.06) rispetto a chi ne era sprovvisto (HR 1.20).

Come funziona il legame tra udito e cervello

  1. Sforzo cognitivo: il cervello spende troppe energie per “decifrare” suoni confusi, trascurando memoria e attenzione.
  2. Atrofia cerebrale: le aree dedicate all’udito e all’elaborazione cognitiva si indeboliscono perché meno stimolate .
  3. Isolamento sociale: chi sente male tende a isolarsi, e la solitudine è un noto fattore di rischio .

Mito da sfatare

“La perdita uditiva è normale dopo i 60 anni, nessuna preoccupazione”. Non è vero. Anche una lieve riduzione può aumentare il rischio cognitivo. Farla riconoscere in tempo significa proteggersi.

Fonti autorevoli come la Lancet Commission indicano l’ipoacusia come il fattore modificabile più influente: potrebbe prevenire fino al 9% dei casi di demenza.

Metodi efficaci per difendersi

  • Controlli regolari: a partire dai 55–60 anni, almeno ogni due anni, secondo associazioni internazionali.
  • Apparecchi acustici: riducono significativamente il rischio – fino al 48 % fra le persone a rischio elevato .
  • Riduzione del volume: spegni o abbassa il volume su cuffie, concerti, impianti. Il rischio aumenta senza protezioni.
  • Protezione auricolare: tappi e cuffie isolanti sono utili in ambienti rumorosi.
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FAQ

1. Quanto tempo con cuffie ad alto volume danneggia?
L’esposizione quotidiana sopra i 85 dB anche per 1–2 ore al giorno, anche se attenuata, può danneggiare l’udito in un anno.

2. Con livelli moderati si può recuperare?
No, il danno all’udito da volume elevato è irreversibile; evitare l’aggravamento resta l’unica strategia efficace.

3. Le cuffie noise‑cancelling proteggono?
Sì, riducono la necessità di alzare il volume in ambienti rumorosi, proteggendo il cervello.

Tag: cuffiedemenzaorecchioperdita uditivaprevenzioneSalute Mentaleuditovolume alto
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