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Perché un pilota dice ‘Roger’? L’origine del termine

La fraseologia aerea garantisce sicurezza nei cieli grazie a termini come “Roger” e “Wilco”. Scopri il loro significato e la loro importanza.

di SapereOra
10 Giugno 2025
in Curiosità, LifeStyle
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Nel mondo dell’aviazione, la precisione linguistica salva vite. Le comunicazioni tra piloti e controllori del traffico aereo richiedono chiarezza assoluta. Un errore o un malinteso può avere conseguenze gravi. Per questo esiste la fraseologia, un linguaggio codificato che standardizza gli scambi verbali. Tra i termini più noti spicca “Roger”, che significa “messaggio ricevuto”. Tuttavia, questo termine non implica l’esecuzione di un ordine. Per confermare l’intenzione di agire, i piloti usano “Wilco”, abbreviazione di “will comply” (in italiano, “eseguirò”). Questa distinzione riflette l’esigenza di evitare ambiguità in un contesto dove ogni parola conta.

Le origini storiche di “Roger”

Perché si usa “Roger” invece di un semplice “sì” o “ricevuto”? La risposta affonda le radici nella storia dell’aviazione. Nei primi decenni del Novecento, le comunicazioni avvenivano tramite codice Morse. La lettera “R” indicava la ricezione di un messaggio. Con l’avvento delle comunicazioni vocali, “R” si trasformò in “Roger”, termine tratto dall’alfabeto fonetico dell’epoca. Questo vocabolo, chiaro e distintivo, risultava comprensibile anche in condizioni di scarsa qualità audio. La sua semplicità ne ha favorito l’adozione universale. Oggi, “Roger” rimane un pilastro della fraseologia, compreso da piloti di ogni nazionalità. In Italia, alcuni preferiscono dire “ricevuto” o “copiato”, ma questi termini non rientrano nella fraseologia ufficiale che privilegia la standardizzazione per evitare fraintendimenti.

“Roger” contro “Wilco”: una differenza cruciale

Comprendere la distinzione tra “Roger” e “Wilco” è fondamentale. “Roger” conferma solo la ricezione di un messaggio. Ad esempio, se un controllore ordina: “Contattate Roma Approccio su 120,5”, il pilota risponde “Roger” per indicare che ha capito. “Wilco”, invece, segnala che il pilota non solo ha ricevuto il messaggio, ma lo eseguirà. In alcuni casi, i piloti combinano i due termini: “Roger, Wilco” significa “ho ricevuto e agirò di conseguenza”. Questa precisione linguistica non è un capriccio. In situazioni critiche, come decolli o atterraggi, un malinteso può causare incidenti.

L’evoluzione e l’uso attuale di “Roger”

“Roger” rimane ampiamente utilizzato, ma il suo impiego varia in base alle regioni e alle lingue. In Italia, alcuni piloti usano “ricevuto” o “copiato” in comunicazioni informali. Tuttavia, l’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile (ICAO) raccomanda termini standard come “Roger” per garantire uniformità. Altri vocaboli, come “Affermativo” (sì), “Negativo” (no) o “Standby” (attendi), completano il vocabolario aereo. La standardizzazione elimina il rischio di errori dovuti a differenze linguistiche o culturali. Nonostante il suo sapore retrò, “Roger” conserva un ruolo centrale. La sua chiarezza e universalità lo rendono insostituibile, anche nell’era delle tecnologie avanzate. La phraséologia evolve, ma i principi di sicurezza e precisione restano invariati.

Perché la fraseologia è vitale per la sicurezza aerea?

La fraseologia aerea non è solo un insieme di regole linguistiche. È un sistema che protegge milioni di passeggeri ogni giorno. In un settore dove il tempo di reazione è minimo, la chiarezza delle comunicazioni è cruciale. Un esempio pratico: un controllore ordina un cambio di altitudine per evitare una collisione. Una risposta ambigua potrebbe ritardare l’azione, con conseguenze catastrofiche. La fraseologia elimina questo rischio. Termini come “Roger” e “Wilco” semplificano gli scambi, riducendo il carico cognitivo di piloti e controllori. Inoltre, l’adozione globale di questi termini consente a professionisti di culture diverse di collaborare senza barriere linguistiche. L’ICAO aggiorna regolarmente le linee guida per adattarle alle nuove tecnologie, ma l’essenza della phraséologia resta la stessa: garantire sicurezza attraverso la precisione.

Il futuro della fraseologia aerea

Con l’avanzare della tecnologia, ci si chiede se la fraseologia rimarrà invariata. Sistemi di comunicazione digitale e intelligenza artificiale potrebbero integrare o sostituire alcune procedure vocali. Tuttavia, la semplicità e l’universalità di termini come “Roger” e “Wilco” li rendono difficili da rimpiazzare. L’ICAO sta esplorando modi per rendere le comunicazioni ancora più efficienti, ma la priorità rimane la sicurezza. La formazione dei piloti include un addestramento rigoroso sulla fraseologia, che rimane una competenza essenziale. In Italia, enti come l’ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) vigilano sul rispetto delle norme internazionali. La storia di “Roger” dimostra come un termine nato un secolo fa possa restare rilevante, a testimonianza della forza della standardizzazione.

Tag: aviazionecodice Morsecomunicazioni aereecontrollo del traffico aereoICAORogersicurezza aereastandardizzazioneWilco
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