Hai mai visto uno pneumatico rosa o azzurro? A parte qualche triciclo giocattolo, le gomme delle auto sono quasi sempre nere. Vai in un qualsiasi negozio specializzato e troverai solo quel colore, firmato Michelin, Goodyear o altri. Ma non è sempre stato così.
In origine, la gomma naturale era biancastra, più simile a un color panna che al nero profondo che conosciamo oggi. I primi pneumatici per auto, infatti, erano bianchi, anche grazie all’aggiunta di ossido di zinco, un composto che rinforzava la struttura del materiale. Ma a un certo punto, tutto è cambiato.
Il misterioso “carbon black”: cos’è e cosa fa
Nel 2018, il giornalista di Jalopnik David Tracy ha visitato il Ford Piquette Avenue Plant Museum di Detroit. Lì ha visto da vicino un vecchio Ford Model T del 1908 con gomme bianche. Curioso del cambiamento cromatico, ha chiesto spiegazioni a Michelin. La risposta? Il nero è arrivato con l’introduzione del carbon black, intorno al 1917.
Il carbon black non è una vernice né una scelta estetica. È una forma di carbonio elementare, prodotta dalla combustione incompleta di gas o petrolio. Viene raccolta sotto forma di minuscole particelle e aggiunta alla gomma per renderla:
- più resistente ai raggi UV, che altrimenti la farebbero screpolare;
- più aderente all’asfalto, migliorando la tenuta di strada;
- più robusta sotto stress meccanico.
In pratica, lo pneumatico diventa molto più affidabile.
Da 5.000 a 50.000 km: una rivoluzione invisibile
Un tempo, gli pneumatici bianchi senza carbon black andavano cambiati dopo appena 5.000 chilometri. Con l’introduzione di questo nuovo additivo, la durata arrivò a oltre 50.000 chilometri. Un salto di qualità enorme per l’epoca.
Il nero, quindi, non è solo questione di stile: è sintomo di resistenza, sicurezza ed efficienza.
Che c’entra la Prima guerra mondiale con le gomme nere?
A innescare il cambiamento fu anche un fattore storico: durante la Prima guerra mondiale, l’ossido di zinco divenne scarso perché usato per produrre munizioni. Le aziende dovevano trovare un’alternativa per rinforzare la gomma. E fu allora che il carbon black si impose.
Un dettaglio curioso? Il carbon black inizialmente veniva fornito da Binney & Smith, l’azienda che avrebbe poi creato i famosi pastelli Crayola. All’inizio, lo usavano per produrre inchiostro. Ma durante il conflitto, iniziarono a fornirlo a B.F. Goodrich, uno dei principali produttori di pneumatici.
E i “whitewall”? Un errore diventato icona
Il passaggio al nero non fu immediato e totale. Per ridurre i costi, molte aziende decisero di aggiungere il carbon black solo sul battistrada, lasciando i lati bianchi. Nacquero così i leggendari whitewall, con i fianchi bianchi e il centro nero.
All’inizio non era una scelta stilistica, ma una soluzione economica. Oggi, invece, quegli pneumatici sono un’icona tra i collezionisti di auto d’epoca, e ancora molto amati per il loro look retrò e distintivo.
Miti da sfatare: no, il nero non è solo per bellezza
Molti pensano che le gomme siano nere “perché così sporcano meno” o per una questione di moda. In realtà, il nero è una scelta tecnica, fondata su criteri scientifici e industriali. Il carbon black è ancora oggi una componente chiave della maggior parte degli pneumatici, sebbene in alcune formule moderne continui ad avere un ruolo anche lo zinco.
Anno | Colore | Materiale | Durata stimata |
---|---|---|---|
1908 | Bianco | Ossido di zinco | 5.000 km |
1917 | Nero | Carbon black | 50.000+ km |
anni ’50 | Bicolore (whitewall) | Misto | 40.000 km |
Perché non tornare ai colori?
Una domanda che ogni tanto ritorna è: “Perché non fare gomme colorate?”. La risposta sta nella funzionalità. Qualsiasi pigmento alternativo dovrebbe offrire le stesse prestazioni del carbon black: protezione UV, durata, aderenza. Finora, nessun colore ha potuto competere con il nero su questi aspetti.
📌 Curiosità in breve: lo sapevi che…
- Le prime auto elettriche del Novecento avevano spesso pneumatici bianchi.
- La tonalità originale della gomma naturale è avorio chiaro, non trasparente.
- Il carbon black è usato anche in inchiostri, vernici e plastica.
- I whitewall erano status symbol negli anni ‘50 e ‘60.