La vicenda legata alla positività al Clostebol di Jannik Sinner si chiude ufficialmente con un accordo tra la WADA (World Anti-Doping Agency) e il tennista altoatesino, che sconterà tre mesi di squalifica fino ai primi di maggio 2025. Il numero 1 del mondo, coinvolto in un caso di doping involontario, ha scelto di chiudere la questione prima dell’udienza del Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS), inizialmente fissata per aprile.
Una decisione che, seppur amara, consente a Sinner di guardare avanti, evitando una lunga battaglia legale e il rischio di una squalifica ben più pesante, che poteva arrivare fino a due anni.
La scoperta della positività: il test dopo Indian Wells
Il caso è esploso a marzo 2024, quando Sinner è risultato positivo al Clostebol durante un test antidoping effettuato al Masters 1000 di Indian Wells. Un secondo controllo, effettuato otto giorni dopo, ha confermato la presenza della sostanza nelle sue urine.
La concentrazione rilevata era estremamente bassa: 86 picogrammi per millilitro nel primo test e 76 picogrammi per millilitro nel secondo. Quantità infinitesimali, ma sufficienti a far scattare l’allarme dell’antidoping.
La tesi della difesa: contaminazione involontaria dal fisioterapista
Fin da subito, Sinner ha sostenuto la tesi della contaminazione accidentale, riconosciuta inizialmente dall’ITIA (International Tennis Integrity Agency) e accettata in primo grado dal tribunale sportivo.
Secondo la ricostruzione della difesa, il Clostebol era contenuto nel Trofodermin, un farmaco da banco usato dal suo fisioterapista Giacomo Naldi per curare una piccola ferita al dito. Durante le sedute di massaggi e trattamenti, Sinner sarebbe entrato in contatto con la sostanza, che sarebbe poi finita nel suo organismo attraverso la pelle, complici le piccole abrasioni causate dalla sua dermatite.
Un’ipotesi plausibile, confermata dai valori minimi rilevati nei test. Tuttavia, il regolamento WADA prevede che ogni atleta sia responsabile per ciò che entra nel proprio corpo, indipendentemente dalla modalità di contaminazione.
L’archiviazione e il ricorso della WADA
Dopo un’attenta analisi, il tribunale sportivo ha deciso di non squalificare Sinner, accettando la tesi dell’assenza di colpa o negligenza. La decisione ha consentito al tennista di proseguire la stagione senza restrizioni, anche se ha dovuto pagare una multa da 300.000 euro e ha perso i punti ATP conquistati a Indian Wells.
Sembrava la fine del caso, ma a ottobre la WADA ha presentato ricorso al TAS, chiedendo una squalifica tra 1 e 2 anni. A quel punto, il rischio di uno stop lungo e penalizzante per la carriera del giocatore è diventato concreto.
L’accordo per tre mesi di squalifica: Sinner potrà tornare a maggio
Per evitare un lungo iter processuale e possibili sorprese, le parti hanno trovato un accordo extragiudiziale: tre mesi di squalifica, che verranno conteggiati retroattivamente, terminando ai primi di maggio.
Questa soluzione, sebbene non ideale, permette a Sinner di chiudere definitivamente il capitolo doping, evitando l’udienza davanti al TAS e il rischio di una condanna più severa.
Nel frattempo, il tennista italiano ha licenziato il fisioterapista Naldi e il preparatore atletico Umberto Ferrara, sostituendoli con Giovanni Panichi e Juanjo Badio, nel tentativo di evitare situazioni simili in futuro.
Una stagione da record nonostante la bufera
Nonostante le polemiche e l’ombra del doping, il 2024 è stato un anno straordinario per Sinner, che ha conquistato le ATP Finals, la Coppa Davis e gli Australian Open, consolidandosi al vertice del ranking mondiale.
Ora il focus è sul ritorno in campo: se tutto andrà come previsto, potrà rientrare nel circuito in tempo per la seconda parte della stagione sulla terra battuta, con l’obiettivo di presentarsi in forma a Roland Garros e Wimbledon.
Iscriviti gratis ai nostri canali per non perdere nessun nostro post!
Telegram: iscriviti qui
WhatsApp: iscriviti qui