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Delitto di Garlasco: perché Alberto Stasi è stato condannato?

di SapereOra
22 Maggio 2025
in Italia, Primo Piano, Trend
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Alberto Stasi e Chiara Poggi

Alberto Stasi e Chiara Poggi

Il delitto di Garlasco, consumatosi il 13 agosto, rimane uno dei casi di cronaca nera più discussi in Italia. La tragica morte di Chiara Poggi, 26enne trovata senza vita nella villetta di famiglia a Garlasco, ha portato alla condanna definitiva del suo fidanzato, Alberto Stasi, a 16 anni di carcere. A quasi due decenni di distanza, nuove indagini su Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, riaprono il caso, sollevando interrogativi sulla solidità delle prove contro Stasi.

Un omicidio che ha sconvolto l’Italia

Il 13 agosto 2007, Chiara Poggi, laureata in economia e impiegata, viene trovata morta nella villetta di famiglia a Garlasco, in provincia di Pavia. Colpita ripetutamente alla testa con un oggetto contundente mai identificato, forse un martello, Chiara era sola in casa, mentre i genitori e il fratello erano in vacanza. A dare l’allarme è Alberto Stasi, allora 24enne studente della Bocconi, che racconta di essersi recato a casa della fidanzata dopo non essere riuscito a contattarla. La scena del crimine, senza segni di effrazione, suggerisce che Chiara abbia aperto la porta al suo assassino, una persona che conosceva. Le indagini si concentrano immediatamente su Stasi, il cui atteggiamento freddo e le incongruenze nei suoi racconti attirano sospetti.

Il lungo iter giudiziario

Il percorso giudiziario di Alberto Stasi è stato complesso e controverso, con cinque gradi di giudizio che hanno alternato assoluzioni e condanne. Nel 2009, il GUP di Vigevano assolve Stasi per “non aver commesso il fatto”. Nel 2011, la Corte d’Assise d’Appello di Milano conferma l’assoluzione, nonostante una nuova perizia sposti l’orario della morte, indebolendo l’alibi di Stasi. Tuttavia, la Corte di Cassazione annulla entrambe le sentenze, ordinando nuovi esami sul DNA trovato sotto le unghie di Chiara e su un capello rinvenuto tra le sue mani.

Nel 2014, la Corte d’Assise d’Appello di Milano condanna Stasi a 24 anni di carcere, ridotti a 16 anni per il rito abbreviato. Il 12 dicembre 2015, la Cassazione conferma la condanna definitiva, indicando come movente un possibile “attacco di rabbia” di Stasi, pur senza individuarne uno specifico. La sentenza si basa su un mosaico di indizi: l’assenza di sangue sugli abiti e sulle scarpe di Stasi, ritenute “innaturalmente pulite”, l’incongruenza del suo alibi e la presenza di DNA misto sul dispenser di sapone in bagno, con tracce di Chiara e Stasi.

Le prove contro Stasi

La condanna di Alberto Stasi si fonda su un processo indiziario, senza un’arma del delitto né un movente chiaro. Ecco i principali elementi a suo carico, come riportati dalla Corte di Cassazione:

  • Scarpe “immacolate”: Le scarpe di Stasi, con cui avrebbe trovato il corpo, risultano prive di tracce di sangue, nonostante il pavimento insanguinato della villetta. L’accusa ritiene che Stasi si sia ripulito prima di chiamare i soccorsi.
  • Alibi vacillante: Chiara disattiva l’allarme di casa alle 9:12, mentre Stasi risulta attivo al computer dalle 9:36, lasciando un intervallo di 23 minuti in cui non ha un alibi solido.
  • Impronte e DNA: Quattro impronte di una mano insanguinata sul pigiama di Chiara e tracce di DNA misto sul dispenser di sapone in bagno rafforzano l’ipotesi che l’assassino si sia lavato dopo il delitto. Le impronte di scarpe davanti al lavabo corrispondono alla misura di Stasi.
  • Comportamento sospetto: Il racconto di Stasi, ritenuto contraddittorio, e il suo atteggiamento distaccato hanno alimentato i sospetti degli inquirenti.

La Corte ha sottolineato che questi indizi, pur non essendo prove dirette, formano un “quadro convergente” verso la colpevolezza di Stasi “oltre ogni ragionevole dubbio”.

Le nuove indagini su Andrea Sempio

Nel marzo 2025, il caso si riapre con l’iscrizione di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, nel registro degli indagati per concorso in omicidio. Nuove analisi forensi, condotte con tecnologie avanzate, hanno evidenziato una compatibilità tra il DNA maschile trovato sotto le unghie di Chiara e quello di Sempio. Inoltre, un’impronta attribuita a Sempio è stata rilevata vicino al corpo della vittima, e un martello, possibile arma del delitto, è stato recuperato in un canale a Tromello il 14 maggio 2025.

Sempio, già indagato tra il 2016 e il 2017 ma archiviato, non si è presentato all’interrogatorio del 20 maggio, con i suoi legali che hanno definito l’invito “nullo”. Parallelamente, Marco Poggi, fratello di Chiara, è stato ascoltato a Mestre, ribadendo l’estraneità di Sempio. Le indagini si concentrano anche su Paola Cappa, cugina di Chiara, dopo la scoperta di un SMS del 2007 in cui avrebbe scritto: “Mi sa che abbiamo incastrato Stasi”. Tuttavia, non risultano contatti diretti tra Cappa e Sempio.

Alberto Stasi: la vita in carcere e la semilibertà

Oggi 41enne, Alberto Stasi sta scontando la pena nel carcere di Bollate, ma dal gennaio 2023 gli è stato concesso di lavorare come contabile fuori dal carcere, con rigide restrizioni su orari e spostamenti. Nell’aprile 2025, il Tribunale di Sorveglianza di Milano gli ha accordato la semilibertà, permettendogli di trascorrere parte della giornata fuori per attività di reinserimento sociale, tornando in cella la sera. Stasi si è sempre dichiarato innocente, e in un’intervista esclusiva a Le Iene il 21 maggio 2025, ha ribadito: “Credo che questo episodio abbia segnato tutto il seguito della vicenda processuale perché devi immaginarti il terremoto: la Procura di Vigevano aveva portato in carcere davanti a tutta Italia un ragazzo di 24 anni e adesso doveva spiegare il perché aveva sbagliato”.

Il Tribunale ha notato che Stasi, pur proclamandosi innocente, ha mostrato “empatia e sofferenza” verso Chiara, un elemento che ha favorito la concessione della semilibertà. Tuttavia, le sue recenti dichiarazioni ai media, in cui continua a sostenere la propria innocenza, potrebbero compromettere future misure di clemenza.

Le reazioni della famiglia Poggi

La madre di Chiara, Rita Preda, ha espresso amarezza per la semilibertà di Stasi: “Sapere che chi ha ucciso nostra figlia dopo sette anni già esce dal carcere, pur senza aver mai ammesso la sua responsabilità, spiace. Non sono notizie belle. Ma la legge è così e non possiamo farci niente”. La famiglia Poggi resta convinta della colpevolezza di Stasi e considera le nuove indagini su Sempio un tentativo di “riabilitare” l’ex fidanzato di Chiara, senza cercare la verità.

Un caso ancora aperto

Le nuove indagini, coordinate dalla Procura di Pavia, puntano a chiarire il ruolo di Andrea Sempio e a verificare la validità delle tracce genetiche, con una perizia in corso affidata agli esperti Denise Albani e Domenico Marchigiani. L’udienza del 24 ottobre 2025 sarà cruciale per valutare i risultati.

Tag: alberto stasichiara poggidelitto di garlasco
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